La persona con ritardo mentale guarda la televisione.
E\’ possibile migliorare la comprensione dei messaggi ?
 
 
 
 
Lucio Cottini (Università di Udine – Centro Socio-educativo “Francesca” Urbino)
 
Paolo Meazzini (Università di Udine )
 
 
Premessa
 
Tempo pieno o tempo vuoto ? Questa è la scelta, dalle conseguenze spesso penose, che è offerta alla persona con ritardo mentale. Infatti, finiti i compiti quotidiani all\’adulto con ritardo mentale si aprono le porte del cosiddetto tempo libero.
Come utilizzarlo ? Da un lato, il mondo è ricco di opportunità, di stimoli cioè che sono in grado di arricchire la persona e di elevarne la qualità della vita, dall\’altro poche sono le persone con ritardo mentale in grado di fruirne in modo soddisfacente. Ne deriva che uno degli obiettivi principali del processo educativo consiste nel fornire alla persona con ritardo mentale, quel corredo di abilità che va sotto il nome di "leisure skills" ( Stein, 1977; Wheman e Scheien, 1981; Wehman, Renzaglia & Bates, 1984; Brown; Mills; Lawrence & Estay, 1992; Henderson, 1994; Devine, Malley, Sheldon, Dattilo & Gast, 1997),
Con tale termine, si fà riferimento ad una gamma quanto mai ampia ed articolata di attività, che includono sport più o meno agonistici, hobby che favoriscono l\’integrazione della persona con handicap nella rete sociale ( ballare, giocare a carte cc. ), fruizione individuale di spettacoli musicali, filmici ecc).
Il dato allarmante è che a fronte di tutte queste potenzialità, vi è molto spesso una risposta inadeguata da parte delle famiglie, nelle quali vive la persona con ritardo. In termini forse eccessivamente brutali, il tempo libero che, opportunamente impiegato, sarebbe ricco di notevoli implicazioni sociali, educative, estetiche ecc. si piega in se stesso, trasformandosi in tempo vuoto o più drammaticamente in un buco nero.
Fra le attività più diffuse che la persona con ritardo mentale effettua nel suo tempo libero vi è sicuramente la visione della televisione. Durante questa attività, però, raramente si ha cura di verificare se effettivamente comprende il messaggio. Questa visione passiva è inutile e può risultare anche pericolosa. La presentazione di scene di violenza fine a se stessa, infatti, può facilmente indurre fenomeni imitativi ( Pearl, Bouthilet & Lazar, 1982; Sprafkin, Gadow & Grayson, 1984; Liebert & Sprafkin, 1989).
Sono queste le motivazioni che ci hanno indotto a riflettere sul fenomeno della fruizione televisiva ed porci una domanda, dalle forti implicazioni educative : " La persona con ritardo mentale, opportunamente guidata, può dare significato al messaggio televisivo ? Il suo tempo vuoto può trasformarsi in tempo pieno ? ".
La risposta non può essere fondata su speculazioni di natura filosofica, troppo facili in tale contesto, ma deve basarsi su dati empiricamente accertati.